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La piccola Tuleen, da Gaza a Firenze grazie al contributo della nostra Mariangela Pira

 

Moataz e Nancy oggi sorridono. La loro bambina, Tuleen, è in Italia, a Firenze. È stata portata d’urgenza all’ospedale pediatrico Meyer, dove è stata operata per un tumore rarissimo. Ora sta meglio, è in terapia intensiva ma i medici sono ottimisti. È il primo momento di serenità dopo mesi di paura e dolore perché Moataz e Nancy sono originari di Gaza. La loro casa è stata distrutta dai bombardamenti e Nancy era incinta di sette mesi quando tutto è crollato.

Tuleen è nata alla trentatreesima settimana, con un cesareo d’urgenza, in un ospedale del nord della Striscia. Subito dopo la nascita, i medici si sono accorti che la neonata aveva un tumore enorme, tre volte il peso del suo piccolo corpo. L’unica possibilità di salvezza era un intervento all’estero. Così, grazie a un programma di assistenza umanitaria del governo italiano e all’intervento di una rete di volontari, Tuleen è riuscita a volare in Italia su un C-130 dell’Aeronautica Militare.

«Gaza è la mia terra, sono le mie radici – ha raccontato il padre – ma dopo quello che abbiamo passato non voglio più tornare. Non abbiamo acqua, non abbiamo cibo. Mio figlio di sei anni non ha mai visto una scuola. Cosa torno a fare lì? Gaza che conoscevo non c’è più. Voglio che i miei figli facciano una vita diversa».

La storia di Tuleen e dei suoi genitori è stata raccontata su Timeline, la trasmissione pomeridiana di Sky TG24 condotta da Monica Peruzzi. Durante la puntata, la giornalista Mariangela Pira, ospite in studio, ha spiegato come si è riusciti a salvare la piccola:«È molto raro che un’intera famiglia riesca a partire insieme durante un’evacuazione. In questo caso è stato possibile grazie a un coordinamento straordinario. Tulim è nata appena quattro giorni prima del volo e aveva un teratoma sacrococcigeo, un tumore attaccato alla parte riproduttiva. Non sapevamo neanche se sarebbe sopravvissuta».

Mariangela Pira, membro del comitato scientifico della nostra fondazione, ha voluto sottolineare anche l’impegno di una rete di donne e uomini che, lontano dai riflettori, lavorano ogni giorno per aiutare famiglie come quella di Moataz e Nancy . «C’è una rete di volontarie incredibile nella Striscia che fa più di quanto riescano a fare a volte le istituzioni. Lavorano, si mettono in contatto con i medici, tengono viva la comunicazione con le famiglie sotto le bombe. È grazie a loro se certe storie trovano una via di speranza».

L’evacuazione di Tuleen testimonia anche l’impegno dell’Italia e di città come Firenze nell’accoglienza dei rifugiati e dei piccoli pazienti. «Il comune e la prefettura fanno un lavoro enorme: inseriscono i bambini nelle scuole, li accolgono nei centri, danno un futuro possibile - ha spiegato Mariangela -. Ma resta un tema doloroso, quello dei ricongiungimenti. Molte madri sono costrette a lasciare altri figli a Gaza per salvare il più malato. È una scelta disumana che nessuno dovrebbe dover affrontare».

Oggi Tuleen è viva, nutrita ancora in parte artificialmente ma stabile. Sua madre finalmente può abbracciarla, e il padre guarda avanti con gratitudine. Una speranza resa possibile dal coraggio di un padre, dall’impegno dei medici del Meyer e dalla determinazione di una giornalista, Mariangela Pira, che ha trasformato una storia di dolore in un racconto di vita.

 

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